martedì 15 settembre 2009

Il ricordo di una grande giornalista fuori dal coro...mi manca


Firma : Federica Scintu

Per ricordare Oriana Fallaci...
14/09/2009 - 20:10
Il 15 settembre 2006, moriva a Firenze, all’età di 77 anni, Oriana Fallaci. Sono passati tre anni esatti da quel giorno, in cui una delle giornaliste italiane più spregiudicate e controverse cadeva vittima di una malattia incurabile (che lei definiva “l’Alieno”). Per domani è prevista una cerimonia commemorativa presso il Cimitero degli Allori (ore 9:30) a cui parteciperanno il presidente del consiglio regionale della Toscana, Riccardo Nencini, ed i vicepresidente dell’assemblea, Alessandro Starnini e Alessandro Pollina. Ricordare e onorare la memoria di una donna del calibro di Oriana Fallaci non è facile, soprattutto perché la sua grandezza stava proprio nel dividere, nel suscitare clamore per le sue posizioni a volte così estreme e contro-corrente. È stata la prima giornalista italiana a calpestare il terreno di battaglia del fronte, la prima che ha potuto guardare con occhi di donna il dramma della guerra, e da quel momento non è riuscita più a privarsene, nel bene e nel male. Vietnam, morte di Martin Luther King, assassinio di Bob Kennedy, rivolte studentesche, fino al drammatico episodio di Città del Messico (in cui Oriana Fallaci venne gravemente ferita in seguito ad una raffica di mitra), ecc…: lei c’era, anima e corpo, per amore del raccontare, del testimoniare e del denunciare. Queste sono solo alcune delle esperienze che Oriana Fallaci portò all’attenzione del grande pubblico, un pubblico spesso diviso a proposito del suo modo di fare, in merito alle sue opinioni ed alle sue dichiarazioni, così dannatamente cariche di critica e a volte piene di una durezza tale da colpire anche le orecchie più sorde. È stata una giornalista che non ha temuto il giudizio di nessuno, che ha portato avanti il suo pensiero senza badare troppo a chi calpestava, e che già solo per questo si distingue dai più. E soprattutto creava occasioni di dibattito, scaricava sui salotti italiani intrisi di perbenismo e finti moralismi nuovi argomenti di cui discutere, differenti punti di vista. Non amava il politically correct Oriana Fallaci, anzi lo detestava, era una combattente una dissidente. Quindi forse non bisogna limitarsi a capire se si è d’accordo o meno con le sue posizioni, ma leggere i suoi lavori a trecentosessanta gradi, cogliendone anche i particolari apparentemente più infimi, facendo propria la sua capacità analitica, la sua voglia di andare al cuore dei problemi, il suo modo di sviscerare le emozioni e i comportamenti umani più reconditi. Quando Oriana Fallaci decise di trascorrere i suoi ultimi giorni di vita a Firenze, la città si divise: non tutti furono entusiasti, a tanti non piacevano le idee della giornalista a proposito degli attentati dell’11 settembre e della crescente islamizzazione che stava interessando l’Occidente. È passato del tempo, e in un periodo di aridità culturale e passività intellettuale come quello che stiamo vivendo, la sua mancanza si sente. Si sente la mancanza di una giornalista che sappia cantare fuori dal coro.